PEDALANDO SI IMPARA: LA PAROLA AGLI ESPERTI DELLA BIKE INDUSTRY PER FARE UNA FOTOGRAFIA AL SETTORE
Tra luci e ombre, il mondo dell'abbigliamento e filiera, della calzatura e dell'accessorio bike ci raccontano quali sono le attese per il 2024 e 2025
ALESSIO CREMONESE
Amministratore
Delegato Manifattura Valcismon S.p.A. - Vice Presidente Assosport
ANCMA annuncia che il mercato bici nel 2023 chiude a
-23%. Come valutate questo calo?
È fondamentale fare una distinzione nel valutare questi
dati. Il report ANCMA analizza principalmente il comparto attrezzo/metallo
(bici, selle, cambi, ruote), che sta attraversando una fase di forte
destocking della filiera. L'abbigliamento e gli accessori, invece, sono
stati colpiti in misura minore da questo fenomeno e siamo riusciti a mitigarlo
abbastanza rapidamente.
La differenza è dovuta alle caratteristiche intrinseche dei
prodotti. L’abbigliamento e gli accessori vengono spesso cambiati per moda o
piacere, mentre la sostituzione di una bici è meno frequente, anche per ragioni
economiche. Una bici è fatta per durare nel tempo, un capo di abbigliamento può
essere rimpiazzato o integrato più facilmente.
Qual è la situazione del comparto abbigliamento e
accessori nel post-covid?
Dopo il covid, il comparto ha vissuto un paio d’anni di
rallentamento a causa degli eccessivi volumi di stock, che di recente siamo
riusciti a ridurre notevolmente. I primi risultati positivi li abbiamo visti
con la campagna di sell-in della stagione fall/winter 2024/2025, e notiamo un lieve
recupero nei volumi di riordino del sell-out estivo che ci fa ben sperare.
Per il 2024 prevediamo un anno "flat"
in termini di numeri, con un leggero calo nel primo semestre che contiamo di
riequilibrare nel secondo. Ci aspettiamo una ripresa più decisa nel 2025. Per
la filiera produttiva, il ritorno a volumi ragionevoli potrebbe avvenire non
prima della fine del primo semestre 2025.
Nonostante le fluttuazioni post-pandemiche, possiamo
osservare una crescita del mercato globale della bicicletta. Il covid ha
avvicinato molti nuovi appassionati al mondo del bike, creando una bolla di
surplus di ordini che ha portato a una frenata inevitabile, ma oggi la
situazione si sta stabilizzando grazie anche ai numerosi nuovi appassionati
che si sono avvicinati al nostro settore tra il 2020 e il 2021.
Qual è il ruolo degli eventi sportivi nella promozione
del settore bike?
I grandi eventi sono stati fondamentali per promuovere la
pratica del ciclismo. Il Giro d'Italia, ad esempio, non solo promuove lo
sport, ma valorizza anche i territori italiani, mostrando luoghi inediti
e nascosti. Lo sport è un canale straordinario per veicolare il Made in Italy e
il cicloturismo è in costante ascesa, con un valore stimato intorno ai 5,5
miliardi di euro.
Qual è la vostra visione sul futuro del settore?
Non vediamo il nostro comparto in crisi, ma piuttosto in
via di definitivo assestamento dopo un periodo di boom eccezionale. Con il
consolidamento del cicloturismo e l'interesse crescente verso il ciclismo,
siamo ottimisti sul futuro del nostro settore.
ANDREA BRAMBILLA
CEO MAB - Presidente Gruppo Assosportex di Assosport
Qual è la situazione della filiera rispetto alle
aziende che trattano abbigliamento e accessori?
La filiera si trova in una situazione decisamente più
complicata rispetto alle aziende di abbigliamento e accessori. È importante
distinguere tra la vendita al pubblico e l'acquisto di materiali per il restock.
Come è cambiato il mercato delle biciclette prima e
dopo la pandemia?
Prima della pandemia, il mondo del ciclo era in crescita e
stava attirando l'attenzione di vari fondi di private equity. Dopo il covid, il
settore è esploso con un tasso di crescita del 45-50%, e l'interesse dei
fondi è aumentato notevolmente. Questi fondi di private equity nel
tentativo di ottenere rapidamente plusvalenze e rientrare con molta velocità
degli investimenti hanno pompato il mercato. Nel 2022, ci siamo resi conto che
i magazzini erano pieni di invenduto a causa del sgonfiamento della bolla.
L’arresto del trend di crescita ha un avuto un impatto
drastico sulla filiera: il calo degli ordini ha raggiunto l'80% nell'ottobre
2022 e si è avvicinato al 100% nel 2023, portando quasi al completo blocco
degli ordini per smaltire l'overstock. Ora, i magazzini si stanno
lentamente svuotando e potremmo ipotizzare una prima ripresa nella seconda
metà del 2025, ma è ancora presto per fare pronostici, i fattori in causa
sono troppi e lo scacchiere internazionale non aiuta a delineare scenari chiari
e confortanti.
Quali fattori influenzano le prospettive future del
settore?
La difficile congiuntura geopolitica del 2023,
caratterizzata dai conflitti nei Balcani e in Medio Oriente, ha avuto
ripercussioni sul reddito medio delle famiglie e, di conseguenza, sulla sportindustry
il cui prodotto, non essendo un bene di prima necessità. Tende a venire
penalizzato quando si tratta di comportamenti d’acquisto.
Inoltre, persistono problemi nella supply chain e molti
mercati sono chiusi, come quello russo, che rappresentava per molte imprese
italiane un importante sbocco.
ANDREA PANI
(Global Sales Manager KASK Cycling) e GIACOMO BASTONERO (Sales Director di Koo
Eyewear)
Qual è stato l'impatto della pandemia sul vostro
settore e come avete percepito il cambiamento?
Il covid ha senza dubbio rappresentato uno spartiacque
importante per il settore. I primi segnali di cambiamento li abbiamo avvertiti
già ad aprile 2020, sebbene i dati fossero ancora allineati con il trend di
crescita degli anni precedenti. Il vero boom è esploso nel 2021, con numeri
raddoppiati che si sono mantenuti fino al terzo trimestre del 2022, quando è
iniziato il processo di rallentamento e normalizzazione. I mercati europei e
nordamericani, più maturi, hanno subito maggiormente gli effetti negativi di
questa "bolla", mentre i mercati emergenti come Asia e Sudamerica ne
hanno tratto beneficio. Nel 2024, assistiamo alla grande ascesa della Cina,
che appare il mercato più florido per le aziende del ciclismo e dove si
stanno concentrando molti investimenti.
Quali difficoltà avete incontrato durante la pandemia
e come le avete affrontate?
Abbiamo percepito la crisi principalmente attraverso lo
stato di salute dei rivenditori, che durante l'emergenza sanitaria hanno
riempito i magazzini per poi affrontare consegne tardive. Questo ha portato
alla necessità di calibrare molto scrupolosamente gli acquisti,
penalizzando i prodotti come gli accessori, ritenuti importantissimi ma non
fondamentali. La programmazione è stata la difficoltà principale perché gli
importatori esteri non potevano più garantire le stesse condizioni di prima.
Inoltre, durante il covid siamo stati costretti a contingentare la produzione
per gestire l'enorme mole di richieste.
Com’è cambiato il comportamento dei consumatori nel
mondo del ciclismo?
Un aspetto interessante nell'evoluzione del mondo bike è l'aumento
dei nuovi appassionati alle discipline su due ruote. Durante il covid,
molti si sono avvicinati al ciclismo e, sebbene alcuni abbiano ripreso altre
attività sportive, circa due su dieci si sono fidelizzati al ciclismo.
Questi nuovi appassionati sono passati da entry level a utenti avanzati,
cercando prodotti di alta gamma, mentre il segmento entry level sta vivendo una
fase di stallo.
Quali sono i trend emergenti nel settore del ciclismo
e le vostre prospettive per il futuro?
Il ciclismo al femminile è un trend in forte crescita,
legato anche agli universi di design e fashion. Con il nostro brand Koo, ad
esempio, abbiamo lanciato un occhiale studiato per adattarsi ai lineamenti
femminili, riscuotendo molto successo. Il mercato del ciclismo è sempre più
influenzato dall'estetica, oltre che dalla performance. I produttori italiani
di accessori percepiscono una ripresa e si aspettano di uscire definitivamente
dal tunnel nel 2025. Sebbene la supply chain continui a risentire delle conseguenze
del boom incontrollato, da qualche mese si respira aria di ripresa.
DAVIDE ROSSETTI
CEO di Sidi Sport e membro del
Consiglio Direttivo di Assosport
Quale è l'attuale stato di salute del settore bike?
Iniziamo col dire che, per un settore come quello del ciclo che già prima del 2020 stava crescendo, seppur a ritmi non troppo sostenuti, la parentesi pandemica ha avuto una duplice valenza: positiva da un lato, perché il comparto ha tratto innegabile vantaggio dai tanti nuovi praticanti che proprio grazie al covid e alle sue restrizioni si sono avvicinati al mondo delle due ruote, negativa dall’altro perché come sempre accade in questi casi l’entusiasmo incontrollato della prima ora si è progressivamente trasformato in una sorta di tempesta perfetta i cui effetti sono tuttora sotto i nostri occhi.
Molti i fattori, di natura essenzialmente economica e geopolitica, che hanno contribuito a delineare il quadro attuale, in ripresa ma ancora avvolto da dubbi e ombre: la crescita esponenziale della domanda tra il 2020 e il 2021 non ha evidentemente trovato in un’offerta altrettanto tempestiva le risposte che cercava, in parte per problemi legati all’accessibilità delle materie prime, in parte per il rallentamento globale della logistica e della supply chain, in parte perché i lockdown temporanei che interessavano a macchia di leopardo varie nazioni nel mondo asiatico, hanno evidentemente impattato sul business delle aziende che proprio in quelle nazioni avevano dislocato parte della produzione e che si sono quindi viste costrette o a riprogrammarla altrove con conseguente dilatazione dei tempi o a lead time molto piu’ lunghi rispetto a quelli che ormai erano considerati uno standard.
E in questo contesto globale anche il consumatore è cambiato?
C’è anche da dire che dopo una prima fase di entusiasmo generalizzato il consumatore è diventato progressivamente più attento e questo ha reso tutto estremamente complicato, perché nel settore bike il business dei negozianti punta in primis sull’attrezzo e il rallentamento di questa particolare categoria ha causato rallentamenti a catena anche nelle altre. I rivenditori si sono trovati a fare i conti con enormi stock di prodotti da evadere e gestire, mentre i produttori hanno dovuto rivedere i loro parametri di gestione, non potendosi più basare su una programmazione a lungo termine che i negozianti, per i motivi elencati, non erano a loro volta piu’ in grado di garantire.
Infine, in un settore cosi poco strutturato, la scarsa disponibilità di dati di mercato non ha certo aiutato a intercettare le criticità. Con una base più precisa, infatti, il problema si sarebbe se non altro potuto contenere e circoscrivere.
Possiamo dire che ora ci si attende finalmente di tornare a crescere?
Oggi abbiamo la netta sensazione che la situazione sia migliore rispetto agli ultimi due anni, l’overstock si sta finalmente abbassando e si ritiene che una normale stagione 2024 possa fare da apripista a un 2025 finalmente assestato su ritmi più normali. È un mercato che per gli anni a venire riprenderà certamente il suo consueto andamento con le stesse modalità e prestazioni dell’era pre-covid: crescita contenuta, ma costante. Volendo rimanere ottimisti va detto anche che sta aumentando una certa consapevolezza da parte dell’individuo sull’importanza del movimento ai fini del raggiungimento del benessere psicofisico; le amministrazioni locali sono impegnate un po’ ovunque nel mondo a incentivare l’uso delle due ruote nella popolazione, anche se ovviamente alla costruzione delle piste ciclabili dovrebbe corrispondere un cambiamento culturale generalizzato, soprattutto nei paesi del Sud Europa, meno abituati a spostarsi con mezzi alternativi rispetto all’automobile. Grande impulso alla causa lo sta dando il cicloturismo, un fenomeno relativamente recente e sicuramente in espansione dopo la pandemia.
Del resto, come ho già avuto modo di ribadire, il mercato bike proprio grazie al covid si è notevolmente ampliato e le bici acquistate nel periodo clou del boom non sono abbandonate ma vengono tuttora utilizzate se è vero che qualsiasi evento bike finisce sold out nel giro di pochi giorni. Di contro, è normale che chi ha acquistato un attrezzo nel 2021 o 2022, quasi sicuramente non ne acquisterà un altro a distanza ravvicinata: le biciclette hanno un costo significativo e sono per definizione beni durevoli. Diverso è il discorso per abbigliamento e accessori che, anche solo per moda o per piacere, prevedono un ricambio maggiore.
Ci sono dei trend che fanno ben sperare anche la industry?
Analizzando poi gli altri trend di settore emersi in questi anni, possiamo affermare che il gravel – disciplina gia’ presente da qualche anno – ha trovato un’ampia possibilita’ di sviluppo ha aperto una terza macrovia di mercato, a metà tra il segmento del cross country e quello della classica pedalata su strada, con il vantaggio di un approccio più leggero alla pratica che certamente ha invogliato a cimentarsi molti nuovi appassionati.
Quello dell’ebike, invece, è un percorso più insidioso e altalenante, se non altro perché quando è partito il business (tra il 2013 e il 2015) i negozianti non ci hanno creduto fino in fondo e continuavano a chiedere bici muscolari. Le elettriche trovavano così posto negli store di moto invogliando indirettamente i produttori di moto a lanciarsi in questo settore e oggi i nodi stanno venendo al pettine perché di fatto, appunto, molti produttori di ebike non sono produttori “puri”.