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OUTDOOR: IL BILANCIO DELLA STAGIONE ESTIVA

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Le considerazioni di alcune aziende outdoor su alcuni temi chiave

A conclusione della stagione estiva, in un panorama caratterizzato da crescite ma anche incertezze, abbiamo chiesto ad alcune aziende associate di Italian Outdoor Group di fornirci alcune considerazioni sull’andamento di questo ultimo periodo nonché la loro opinione su alcuni temi chiave per delineare uno spaccato realistico di cosa è successo negli ultimi mesi nel mercato dell’outdoor.

Mentre la campagna vendite si sta avviando alla conclusione, tutti i brand confermano che questa estate in Italia il mercato si è dimostrato in grado di resistere alle tensioni esterne ed è in aumento (+5/20%) rispetto al 2021, anno record per questo settore. Le previsioni del 2023 non sembrano però essere altrettanto rosee a causa dell’incertezza legata agli scenari internazionali che inevitabilmente avrà delle ripercussioni sul business. Per quanto riguarda l’estero, invece, la domanda si è mantenuta alta. Per alcuni il fatturato è ancora più in crescita rispetto all’Italia. Si inizia però a percepire sempre di più la necessità di differenziare le diverse dinamiche dei Paesi. Mentre in Europa il trend si conferma positivo e i clienti sono moderatamente ottimisti, in Nord America c’è molta più preoccupazione con un conseguente comportamento più cauto.

La crescita del business è dipesa in parte da un aumento del prezzo di vendita, in parte dall’l’introduzione di nuove linee di prodotto per un’offerta più varia e una presenza maggiore di alcuni prodotti sul mercato. I prodotti più venduti sono stati le calzature da trekking/hiking seguite da zaini e bastoncini di gamma media e alta.

Per quanto riguarda il tema della sostenibilità, l’Italia è ben lontana da quello che succede in altri paesi europei. I consumatori finali hanno infatti sempre più consapevolezza e diventano molto esigenti sul tema, molto più di quanto facciano i negozi. I retailer considerano la sostenibilità come driver di scelta per ora marginale, vengono premiate di più serietà e affidabilità del distributore o del marchio. Al contrario i brand, complici anche le nuove policy stringenti, devono in qualche modo adeguare la propria produzione a un modello green per rimanere competitivi. Sul tema della supply chain, la situazione attuale è migliorata, ma non risolta. È impossibile pensare che una problematica che ha avuto un impatto così violento sull’andamento di mercato, sparisca nel giro di pochi mesi. La scarsa reperibilità di materie prime e l’aumento dei costi ha penalizzato tutte le consegne che a volte, a causa dei ritardi, hanno provocato sia l’annullamento di ordini già acquisiti che meno riassortimenti.

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