Nelle ultime settimane c’è stata una diffusione di informazioni confuse da parte dei media in merito ai tempi di attivazione delle imprese nell’ambito della campagna vaccinale e in relazione al ruolo di Confindustria in tali iniziative.
Confindustria è stata la prima voce a richiedere un ruolo attivo per le imprese nelle vaccinazioni, consapevoli di quanto i vaccini costituiscano un’arma strategica per la tutela della salute pubblica e per il rilancio del sistema economico. A tal fine sono stati avviati contatti diretti con la struttura del Commissario Straordinario per l’Emergenza e con il Ministero della Salute già nei primi mesi del 2021. A marzo è stata lanciata la campagna “Fabbriche di Comunità” raccogliendo attraverso il sito internet di Confindustria la disponibilità di oltre 7300 imprese ad ospitare la campagna vaccinale.
Forte di questo risultato, e certi che tutte le imprese dovessero avere la facoltà di attivarsi, è stato definito e sottoscritto con le altre Parti Sociali il Protocollo nazionale del 6 aprile u.s.. Si è continuato a monitorarne il processo attuativo, interloquendo con tutte le Amministrazioni centrali coinvolte, dalla Presidenza del Consiglio, al Commissario straordinario, dal Ministero della Salute, a quello del Lavoro, passando per la Conferenza delle Regioni e Province Autonome, l’INAIL, fino al Garante della Privacy.
Nelle scorse settimane la struttura commissariale, sulla base di valutazioni e in accordo con le Regioni, ha preso contatto con un numero ristretto di grandi gruppi che, per caratteristiche proprie, sono stati in grado di offrire disponibilità di un numero elevato di punti vaccinali in tutto il territorio nazionale (circa 732 ad oggi).
Questa circostanza ha avuto una pessima rifrazione mediatica poiché in taluni casi si è lasciato intendere che alcuni soggetti stessero acquisendo un vantaggio attivandosi prioritariamente per vaccinare i relativi lavoratori.
In realtà, l’attivazione dei punti vaccinali messi finora a disposizione da alcuni privati è condizionata al rispetto del Piano Nazionale di vaccinazione, oltre che all’ottenimento di un nullaosta regionale. Quanto al rispetto del piano nazionale, come è noto, ad oggi resta consentito somministrare i vaccini solo ai cittadini che integrano i requisiti di prelazione stabiliti sulla base di evidenze scientifiche, in funzione dell’età anagrafica e di eventuali comorbilità.
Non è pertanto possibile al momento vaccinare, nei punti aziendali già attivati o in corso di attivazione, la generalità dei lavoratori.
Quanto ai nullaosta regionali, si registra una ritrosia di fondo e approcci molto difformi che rispecchiano le disomogeneità con cui la campagna di vaccinazione è stata fin qui condotta sul territorio.
Per contribuire a fare chiarezza su questi e altri profili, Confindustria ha già sottoposto ai suoi interlocutori una serie di quesiti puntuali che intende diffondere al Sistema in formato FAQ non appena riceverà informazioni utili.