Il primo Rapporto sul Benessere equo e sostenibile uscì nel 2013. Fu il risultato di una grande sfida, lanciata dall’Istat attraverso un processo inedito, all’avanguardia a livello internazionale, di costruzione di un sistema di indicatori di benessere oltre il PIL.
Oggi, le ragioni alla base di questo progetto si confermano tutte valide: il sistema di indicatori del benessere fornisce informazioni molto centrate per le politiche, su questioni tutte rilevanti per la vita dei cittadini. E quel grande impegno, pieno di passione e competenza, possiamo affermare abbia lasciato un segno nella storia del Paese. La consapevolezza che il PIL non possa essere l’unica misura dello sviluppo di un paese è antica quasi quanto il PIL e molti e autorevoli sono gli studiosi che nella seconda metà del secolo scorso si sono cimentati con la necessità di dotarsi di strumenti complementari.
Questa edizione del Rapporto è stata pensata per rendere evidenti al lettore le trasformazioni del Paese rispetto al 2019, l’ultimo anno prima della pandemia. L’accostamento degli indicatori restituisce in modo efficace i processi sociali, economici e culturali che hanno resistito agli sconvolgimenti, senza risentirne troppo profondamente, e che oggi sono caratterizzati da un segno decisamente positivo. Da questa comparazione emergono anche i processi che hanno subito battute d’arresto, ma poi sono ripresi, anche se con qualche cedimento. Infine, il raffronto mette in luce quegli ambiti che, già deboli e incerti prima del 2019, nel 2022 ancora non esprimono segni di ripresa significativi e restano indietro rispetto ai valori precedenti alla pandemia.