In seguito a un triennio turbolento seguito al boom pandemico, il mondo del ciclismo sembra finalmente ritrovare un suo equilibrio, con un valore di mercato (italiano) pari a 250 milioni di euro per abbigliamento e calzatura. Tra nuovi comportamenti d’acquisto, eventi in continua evoluzione e un concetto di sostenibilità ancora da consolidare, il settore affronta una fase di maturazione, in cui qualità e specializzazione diventano elementi determinanti. Ne abbiamo parlato con Davide Rossetti, voce autorevole del comparto e consigliere di Assosport.
D: I dati ANCMA mostrano una battuta d’arresto alla discesa che ha caratterizzato la vendita delle biciclette italiane. Nel 2024 sono stati venduti 1,3 mln di pezzi, -0,7% rispetto all’anno precedente.
Per la calzatura e l’abbigliamento vedi un trend similare?
R: Sì, anche nel segmento abbigliamento e calzature per il ciclismo vediamo un andamento simile a quello segnalato da ANCMA per il mercato bici: la fase di contrazione post-Covid sembra essersi arrestata e oggi il comparto mostra segnali di stabilizzazione, seppur con una crescita selettiva. Dopo il boom del 2020, il 2022 e 2023 sono stati anni complessi, ma già dal 2024 notiamo un ritorno graduale alla normalità, con maggiore attenzione alla qualità e alla specializzazione del prodotto.
Secondo le stime più aggiornate, il valore del mercato italiano dell’abbigliamento tecnico per il ciclismo si aggira attorno ai 175 milioni di euro, mentre le calzature da ciclismo si collocano tra i 70 e i 100 milioni, per un totale combinato che supera i 250 milioni di euro. Si tratta di un mercato maturo, ma ancora ricco di opportunità per i brand capaci di innovare, specializzarsi e comunicare in modo autentico con una community di appassionati sempre più consapevole.
D: Davide, hai recentemente partecipato alla Sea Otter in California. Quali impressioni hai avuto rispetto ad altre fiere come Eurobike?
R: La Sea Otter è stata un’esperienza molto positiva, con un’affluenza notevole e un’atmosfera vibrante. In confronto, Eurobike sta affrontando un momento decisamente più critico: il cambio di location e gli spostamenti della data non giovano alla stabilità dell’evento né al recupero di espositori importanti. I brand di attrezzatura non partecipano da ormai diverse edizioni anche perché essere presenti in fiera era diventato decisamente oneroso, considerando i costi elevati per spazi espositivi adeguati e la logistica complessa. Rispetto a questi costi, molti brand preferiscono investire sui sales meeting, magari allargati, che consentono di “coccolare” di più gli ospiti, avere distributori e clienti per un tempo più lungo e coinvolgere anche i media in modo dedicato.
D: Come si sta evolvendo la partecipazione alle fiere nel settore bike in Italia?
R: In Italia, eventi come l’Italian Bike Festival e il Garda Bike Festival stanno guadagnando terreno. Ad esempio, al Garda Bike Festival, in soli tre giorni, abbiamo effettuato 500 fit test. Questi eventi offrono un’opportunità più diretta e coinvolgente per interagire con i consumatori, rispetto alle fiere tradizionali. EICMA sul fronte moto rimane un evento di enorme successo. I visitatori sono passati da 460.000 a 620.000 in 3 anni e l’organizzazione punta a migliorare ancora la gestione dei flussi. Tuttavia, considerato che si tiene a novembre Eicma rimane l’evento perfetto per il mondo moto, ma non per il bike.
D: Parliamo di un tasto dolente per il mondo del ciclismo: la sostenibilità. Pur essendo un’attività outdoor, il concetto di sostenibilità nel mondo bike non sembra aver la stessa presa che invece vediamo quotidianamente nel settore outdoor legato alla montagna. Qual è la tua visione?
R: Nonostante il ciclismo sia uno sport outdoor, il concetto di sostenibilità ambientale non è ancora radicato come nel settore outdoor legato alla montagna. In generale la sostenibilità a 360° non è ancora un fattore cruciale né per i brand, né gli store o i consumatori. I principali driver di comunicazione, come atleti e negozi, raramente affrontano temi ESG e questo non aiuta a diffondere la corretta cultura nel comparto. Inoltre, molte aziende, soprattutto quelle familiari, mostrano reticenza nell’investire in pratiche sostenibili. Solo le realtà che hanno subito un cambio generazionale o sono state acquisite da fondi sembrano spingere in questa direzione, perché hanno compreso che non si tratta di qualcosa da rincorrere per adeguarsi a livello normativo, bensì principi da integrare nel dna aziendale con opportune attività e investimenti da indirizzare all’interno e all’esterno dell’azienda.
D: Per quel che concerne l’aspetto del retail, avete registrato spostamenti significativi tra i canali di vendita (retail fisico, e-commerce, marketplace)?
R: Il COVID-19 ha avuto un impatto significativo. La contrazione del mercato ha portato alcuni grandi player online a cessare l’attività, come quelli inglesi, portando alla chiusura anche di molteplici distributori. Tuttavia, alcuni piccoli e-commerce hanno colto l’opportunità per crescere, e alcuni negozi fisici hanno iniziato a vendere online. Nonostante ciò, i volumi pre-COVID non sono ancora stati raggiunti.
D: Quali sono le tendenze attuali nel mercato del ciclismo?
R: La pratica in sé è stabile, ma abbiamo osservato una contrazione in segmenti come il cross-country, mentre le e-bike stanno guadagnando popolarità. Il gravel sta conquistando parte del mercato del cross. Il cicloturismo, che continua ad avere un trend molto positivo, non ha avuto un impatto significativo sul mondo del cycling, poiché i cicloturisti spesso non si trasformano in ciclisti abituali.
Dal confronto con Davide emerge chiaramente come il settore bike, dopo anni di forte discontinuità, stia entrando in una nuova fase di consolidamento. La stabilizzazione dei numeri, la crescente ricerca di qualità, l’ascesa delle e-bike e la diffusione del gravel indicano un mercato che evolve seguendo traiettorie meno impetuose, ma più mature. La sostenibilità, tuttavia, resta una sfida aperta: serve una spinta culturale forte per integrare pienamente i valori ESG nel mondo del ciclismo. Chi saprà interpretare al meglio questa transizione – con innovazione, autenticità e visione – potrà ancora fare la differenza.
D: E restando in tema di tendenze, quali mercati internazionali ritieni ad oggi strategici e ricchi di opportunità per il settore?
R: L’Italia e la Germania mostrano una certa staticità. L’Inghilterra è in forte contrazione, anche a causa della Brexit e dei dazi. Gli Stati Uniti stanno mostrando segnali di ripresa, mentre la Cina rappresenta un mercato promettente, grazie alla crescente propensione al consumo degli utenti cinesi. Tuttavia, per avere successo in Cina, è fondamentale avere una presenza locale che gestisca i social media e l’e-commerce.
In conclusione, quindi, possiamo affermare che il settore bike, dopo anni di forte discontinuità, stia entrando in una nuova fase di consolidamento, connotata dalla stabilizzazione dei numeri. Nuovi trend e vecchie sfide – tra tutte quella della sostenibilità – mettono le aziende di fronte a un contesto più selettivo e competitivo, in cui flessibilità, specializzazione e capacità di dialogare con una community sempre più consapevole diventano elementi chiave. Solo chi saprà interpretare al meglio questa nuova transizione con innovazione e visione potrà davvero fare la differenza.