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BREXIT, L'INCERTEZZA CONTINUA. QUALI PROSPETTIVE PER LE AZIENDE DELLA SPORT INDUSTRY? I punti di vista di Fortunato Celi Zullo, Director Brexit Help Desk presso l’agenzia ICE di Londra, e di Giovanni Maruzzi, Chief Sales Officer di Macron SpA

Leave or remain? Sono passati ormai tre anni e mezzo da quando il Regno Unito ha espresso il suo parere, ma le condizioni dell’uscita dall’Unione Europea ad oggi non sono ancora definite. Stando agli ultimi sviluppi, la deadline per la Brexit è fissata al 31 gennaio 2020. Appuntamento al quale si arriverà dopo le elezioni anticipate, fissate per il 12 dicembre.

L’incertezza, dunque, continua.

Il Regno Unito rappresenta per la sport industry italiana il quarto mercato di sbocco dopo USA, Francia e Germania. Secondo i dati dell’Agenzia delle Dogane elaborati da Confindustria, nel 2018 le esportazioni di abbigliamento, calzatura e attrezzatura sportiva verso il Regno Unito hanno toccato quota 550 milioni di euro. Ben 350 milioni di euro sono stati messi a segno nel primo semestre 2019.

Ma quali potrebbero essere le possibili conseguenze dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea per le nostre imprese? Lo abbiamo chiesto a Fortunato Celi Zullo, Director Brexit Help Desk presso l’agenzia ICE (Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane) di Londra e a Giovanni Maruzzi, Chief Sales Officer di Macron SpA.

Dir. Celi Zullo, qual è la situazione ad oggi e cosa potrebbe succedere nel prossimo futuro?

«Quelle tra Italia e Regno Unito sono relazioni commerciali particolarmente dinamiche. Si pensi che il Regno Unito si posiziona al secondo posto dopo gli Stati Uniti per saldo attivo della bilancia commerciale. Nell’ultimo decennio le nostre esportazioni hanno registrato un costante incremento. Trend confermato anche nel primo semestre 2019, che ha guadagnato il 9,5% in più. Questa, la situazione ad oggi. Quanto al futuro, dovremo attendere i risultati delle elezioni del 12 dicembre, in base ai quali potrebbero aprirsi gli scenari più disparati. La migliore delle ipotesi auspicabili vedrebbe il Parlamento che si formerà sfruttare il periodo di transizione concordato per arrivare alla Brexit con un accordo e con relativa legislazione approvati, così da garantire un’uscita ordinata, oltre che il tempo necessario alle imprese per prepararsi ai cambiamenti nel frattempo subentrati. La peggiore delle ipotesi, invece, trasformerebbe il Regno Unito da un giorno all’altro in un Paese terzo, sottoposto alle regole della WTO e questo per alcuni imprenditori potrebbe significare avere a che fare con dazi, controlli doganali, dichiarazioni di esportazione, nuova burocrazia».

 

Nel frattempo, le aziende italiane come stanno vivendo questo periodo?

«Il sentimento del mondo degli affari è di attesa: attesa di regolamentazioni e procedure certe, in mancanza delle quali sono state rimandate decisioni importanti come ad esempio scelte riguardanti nuovi investimenti. Il futuro delle collaborazioni commerciali sarà fortemente condizionato dalle modalità di uscita che saranno adottate».

Dott. Maruzzi, che importanza riveste il Regno Unito nelle politiche commerciali di Macron SpA?

«Per Macron il Regno Unito rappresenta circa il 15-20% del mercato globale (giocano un ruolo importante i prodotti legati al mondo del football e del rugby)».

Le aziende quanto stanno risentendo del clima di incertezza che si respira in questo periodo?

«L’incertezza legata all’uscita del Regno Unito dall’UE grava in particolare sui distributori che, nella peggiore delle ipotesi, potrebbero trovarsi a pagare i dazi e ad avere a che fare con procedure di import lente e farraginose. Spero che il Governo si muova nell’ottica di non penalizzare le piccole-medie imprese, che fungono da distributori e che sarebbero le più colpite. Intanto, il modo migliore per gestire l’incertezza è focalizzarsi sul presente, senza farsi distrarre dai potenziali scenari. Consiglio ai nostri partner di concentrarsi sulla fine dell’alta stagione di vendita: questo in qualche modo “mitigherà” l’effetto Brexit nel breve termine, perché a partire da questo e per qualche mese le nostre esportazioni verso il Regno Unito rallenteranno. Potremo sfruttare questo lasso di tempo per studiare nuove strategie, adatte all’evolvere degli eventi, a supporto del business dei nostri partner».

 




 



 

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